Tito, cosi’ si chiamava il nostro ultimo cane. Un boxerone dal pelo fulvo,
uno sguardo prevalentemente ridanciano, ironico, allegro, oso dire intelligente. Ebbene si, gli mancava la parola. Ci seguiva nei nostri viaggi in macchina, steso a mo di sogliola sulle valigie, e , sceso precipitosamente ,dopo un anno riconosceva l’ingresso della casa al mare. Era imperturbabile, quando Francesca, mia nipote , piccolissima, gli infilava le dita nelle capienti narici. E quando per giorni, accovacciato accanto alla porta della mia camera, attendeva la mia ripresa da una banale influenza…
Stiamo passeggiando all ínterno del villaggio godendoci il silenzio intervallato da un ripetitivo “cu-cu”ed ecco apparirci di fianco un cane leggermente zoppicante, mesto, dall ‘ aria trasandata con l’aspetto del tipico “cane bastonato”. Lo guardo, si ferma. Per un attimo mi preoccupo . E’un randagio .Ma dai suoi occhi capisco che’e’piu’spaventato di me. Riprendiamo a camminare, e lui ci segue; mi giro e anche lui volge la testa all’indietro. proseguiamo, ed anche lui riparte. Una mia conoscente arriva in macchina,si ferma, abbassando il finestrino ci saluta. “E vostro quel cane?”
Il cane solitario
capisce che ci stiamo interessando a lui: si stende sul marciapiede, percepisce il nostro dialogo a suo favore ed assume uno sguardo di beatitudine. Ma dopo Tito, no, non posso…
La nostra amica riparte e anche noi riprendiamo la passeggiata. Ci supera di corsa e si avvia verso una spaccatura della macchia mediterranea, guardando con interesse, che cosa non so. Voleva farci capire che poteva far a meno di noi? La mia e’una interpretazione fantasiosa? Ci raggiunge nuovamente. Io tento un flebile’Via,vai via” Si ferma , mi guarda e dal suo sguardo triste percepisco”sono solo, ho solo bisogno di compagnia.”Si gira e ritorna nella sua solitudine”
Mi si stringe il cuore.