Ragazzina, in una splendida mattinata primaverile, con un paio di compagne di scuola, girovagai attorno a Treviso seguendo il percorso del Sile, da cui emergevano bianche calle in piena fioritura intercalate da immagini di splendide ville riflesse sulle acque tranquille del fiume. Era la nostra prima trasgressione. Sperando di farla franca ritornai alla solita ora a casa.
Qualcuno premuroso aveva già informato mia madre…
Quella provincia che mi ha dato i natali e dove sono vissuta per una quindicina d’ anni, mi andava stretta. Ricordo, con la scuola, una visita a Trieste ed ammirando l’ampiezza della piazza dell’ Unità accarezzata dal mare, scaturì in me il desiderio di andare altrove. Un provvidenziale trasferimento di mio padre a Torino, ci portò tutti in quella città. E in quell’ età adolescenziale apprezzai moltissimo il vivere nell’ anonimato. Non risentii minimamente della perdita delle amiche, ne del cambio di scuola. Mi inserii facilmente nel nuovo ambiente, caratteristica perdurata trasferendomi molti anni dopo anche a Milano.
Ed ecco foto di Treviso inviatemi dai miei amici Chiara e Sergio scattate durante una loro vacanza nel Veneto
. E le mie radici inevitabilmente riemergono con ricordi e ricordi…
Ritornai spesso nella mia città attirata da mostre prestigiose . E ne rivalutai la bellezza del recupero della parte centrale, medievale ,ristrutturata con accortezza ed apprezzai l’andare senza tempo delle persone, assaporandone la dolce cantilena dialettale. E il ricordo dei baccalà , della polenta bianca, dei risotti, del radicchio insomma della cucina della mia infanzia mi rituffava in una felicità ormai smarrita. E dopo aver girato attorno alle vecchie mura mi spingevo all’ esterno nel rigoglioso verde delle zone residenziali.
Ed andavo a rileggere la scritta in una lapide memore di un dantesco passaggio “Dove Sile a Cagnan si accompagna”
E le rogge con le loro acque limpide e rinfrescanti, si incanalano anche in un antico mulino dalla ruota ben evidente nel centro della città.
Lo struggimento nel ricordare Treviso permane anche se ormai mi sento cittadina del mondo.
Ed aspiro ancora il profumo, nell l’andare per il Calmaggiore. alla domenica mattina con mio padre, sino ad una pasticceria che sfornava fumanti cannoli alla crema “Prendine e mangiane quanti ne vuoi”,mi diceva e mi rivedo con sbuffi di zucchero attorno alla bocca…
Bei tempi!!!
Ma allora non lo sapevo.
E Piazza dei Signori, salotto frequentatissimo con accanto La loggia del Trecento.
Treviso, città immortalata dal grande regista Pietro Germi in un film, Signore e Signori, con tutti i pregi ma soprattutto con i difetti di qualsiasi provincia degli anni cinquanta, è la mia città.